Featured

2 agosto 1980, un dolore senza verità

Tutti noi bolognesi nati dopo il 2 agosto 1980 lo sappiamo, per un motivo o per un altro abbiamo rischiato di non esserci. Spesso i nostri genitori ce lo dicono "Io andavo tutti i giorni in stazione a prendere il giornale" o "io dovevo partire quel giorno, poi sono partita qualche giorno prima (o ha posticipato la partenza)". Insomma, come in molte altre città a stazione non è solo un luogo di partenze, è anche uno snodo della vita quotidiana. E così è a Bologna.

Mettici che Bologna è uno dei più grandi snodi ferroviari del Nord, metti che il 2 agosto nel 1980 quasi tutta Italia si muoveva per le vacanze. No, non siamo solo noi bolognesi nati dopo quella data ad aver rischiato di non esserci. Siamo in tanti.
Forse anche per questo, sono in tanti quelli della mia generazione a ricordare con dolore e un po' di rabbia quella tragedia. Forse non sono l'unica che quando vede i video di quella giornata piange sentendo la voce di Pertini rotta dal pianto, non sono l'unica a cui si aggroviglia lo stomaco quando in un video si vedono i primi soccorsi, si sente un uomo in lacrime esclamare "porco boia", non sono l'unica a cui i genitori raccontano del "busso" che si è sentito in quasi tutta la città, di quella colonna di fumo, della corsa di tutta la città, per aiutare. Di quel bus trasformatosi in obitorio.
Per questo, oggi, l'anno scorso, l'assenza del governo è uno schiaffo al dolore di una città, al dolore dei parenti delle vittime. Per questo sapere chi sono gli esecutori materiali non basta, vogliamo sapere i nomi di chi quella strage l'ha ordinata, di chi è il responsabile reale di quegli 85 morti e 200 feriti.
Perché noi ricordiamo, perché a me le lacrime di quest'uomo fanno ancora male. E non solo il 2 agosto.

Zeen Social Icons