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Circe – Madeline Miller

Non mi sorprese come venivo ritratta: la maga altezzosa annichilita di fronte alla spada dell’eroe, inginocchiata a supplicare pietà. Le donne umiliate mi sembrano il passatempo preferito dei poeti. Quasi non possa esistere storia senza che noi strisciamo o piangiamo.

Circe mi ha inseguita, spuntando negli scaffali delle librerie mentre cercavo una nuova lettura, tra le offerte del supermercato (ebbene sì, a volte i libri li vendono anche vicino ai sofficini Findus), nelle conversazioni Twitter di persone che conosco.

Poi, ad agosto mentre aspettavo all'Ipercoop di Bologna, ho sbirciato lo scaffale del Bookcrossing e lì, tra un manuale di diritto e un vecchio Harmony, c'era di nuovo lei. Ho deciso di portarla con me a casa (il giorno dopo sono tornata per lasciare, a mia volta, qualche libro sullo scaffale ;) ), è stata la mia lettura estiva e posso dire che penso di non aver sbagliato a cedere al mio impulso.

In Circe di Madeline Miller, il personaggio omonimo, ninfa figlia di Elios e Perseide, e comparsa secondaria nella mitologia greca e nell'Odissea, diventa la protagonista di un romanzo intensamente femminile e femminista.

Circe cresciuta tra dei e titani, però è diversa dai genitori, dai fratelli e dagli zii divini: è sensibile al dolore, ha un carattere difficile e ribelle e appare fin da subito alla ricerca della sua indipendenza.

Va detto che prima di prendersi totalmente il centro della scena, ci conduce per mano negli abissi del castello del padre, Dio del Sole, nel mondo vanesio, capriccioso e quasi infantile degli dei.

“Le sale di mio padre erano buie e silenziose. Il suo palazzo era... sepolto nella roccia della terra e le sue mura erano fatte di lucida ossidiana. Perchè no? Avrebbero potuto essere qualsiasi cosa al mondo, marmo rosso sangue dall'Egitto o balsamo dall'Arabia, mio ​​padre doveva solo desiderarlo. Ma gli piaceva il modo in cui l'ossidiana rifletteva la sua luce, il modo in cui le sue superfici scivolose prendevano fuoco al suo passaggio. Naturalmente, non ha considerato quanto sarebbe stato nero quando se ne fosse andato. Mio padre non è mai stato in grado di immaginare il mondo senza se stesso in esso.”

Non ci sono delle trame secondarie, altri fili da annodare, l’attenzione totale è su Circe, ninfa dalla voce umana, che priva di veri poteri divini, si avvicina alla “pharmaka”, preparando potenti incantesimi che trasformano gli uomini nella loro vera natura. 

Innamorata del povero pescatore Glauco, per poterlo avere sempre vicino, lo tramuta in un Dio, portandolo a palazzo, dove lui si innamorerà della Scilla. Circe, gelosa, getta un sortilegio nell’acqua in cui la bella ninfa si lava, decidendo di trasformarla in ciò che è la sua vera natura, e Scilla diventa un mostro, che per secoli sarà l’incubo dei marinai a largo di Cariddi. 

Circe è un personaggio volutamente ambivalente, fragile come il dittamo che raccoglie sul monte Dicte, o austera e potente come chi sa di poter creare e custodire il più potente di tutti i veleni del mondo. Ma, soprattutto, il potere di Circe non è innato, deve impegnarsi per scoprire di averlo e fare pratica per gestirlo, sperimentare e volere fortemente che i suoi incantesimi abbiano effetto. 

Il suo esilio sull'isola di Eea, è il più grande regalo che gli dei possano fare a questa ninfa che tanto temono. Qui scopre e affina le sue erbe e la sua stregonerie e quando dei marinai arrivano sulla sua isola e dopo aver goduto della sua ospitalità la violentano, Circe impara anche a difendersi, trasformando gli uomini in animali, spesso in porci. 

Scilla è il rimpianto, la vergogna, di Circe, e i momenti in cui si troverà ad affrontare il mostro che lei stessa ha creato, sono una cupa delizia, specialmente nell'incontro finale. 

Chi ha amato la mitologia greca ri-troverà molti personaggi, qui resi più umani: Mercurio,  un Signorini ante - litteram, che ama cercare e raccontare pettegolezzi;  Dedalo, l'artigiano di Creta, in cui Circe trova un'anima affine; e, ovviamente, Ulisse che ci viene raccontato in tutte le sue sfaccettature e che non è "intelligente", come ci ricorda Circe, ma "furbo".

Circe è una donna che può essere irragionevole, cede alle sue emozioni anche a quelle negative, è coraggiosa, molto più coraggiosa di molti dei. Non è perfetta e i suoi difetti, le sue debolezze, ci sono presentate in tutta trasparenza è lei stessa a mostrarcele.

La vita di Circe è solitaria ma è anche una vita senza pari, da dea moderna. 

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