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#FertilityDay – parte II (perché si può sempre fare peggio)

Beatrice Lorenzin all'indomani del fail del lancio della campagna per il #FertilityDay lo aveva promesso: "Non finisce qui".
Suonava come una minaccia e così è stato. Il 21 settembre è stato un altro giorno di fuoco per la comunicazione del Ministero della Salute.
Questa volta il lancio della giornata è affidato ad un opuscolo informativo. La copertina finisce subito al centro delle polemiche.
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Di cose da dire ce ne sarebbero da riempire i manuali. Mi limiterò ad alcune:
  • Le immagini sono state comprate da uno stock (come già quelle delle precedente campagna). Non sono foto fatte ad hoc, studiate per il messaggio che si vuole dare. Così ci si ritrova con una foto da inserzione per dentisti e l'altra che era già stata usata, e criticata, per una campagna contro la cocaina in Arizona.
  • I bianchi buoni e i neri cattivi. Sarà un caso, saremo noi troppo maliziosi... ma le cose stanno proprio così. I fertili sono i 4 ragazzi belli e bianchi mentre le "cattive compagnie" sono ragazzi neri e dai capelli rasta.
  • Se l'immagine delle "cattive compagnie" poteva aver qualcosa a che fare con un rischio di infertilità l'immagine che dovrebbe promuovere lo stile di vita corretto non comunica nulla. Si tratta di 4 ragazzi sorridenti al mare. Quale sarebbe il buon esempio da seguire? Andare al mare? Salire a cavacecio sul proprio fidanzato? Sorridere?
Ovviamente le reazioni sui social non si fanno attendere. E l'ironia dilaga.
Verso sera, arrivano le reazioni, con un comunicato del Ministro Lorenzin (riportato anche su Facebook... in terza persona).
"In relazione alle polemiche apparse sui media relative le accuse di razzismo rivolte al Ministero della salute per una immagine contenuta in uno degli opuscoli divulgativi sulla prevenzione della fertilita' predisposti per il Fertility Day, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin dichiara di aver gia' attivato il procedimento disciplinare e quello per la revoca dell'incarico dirigenziale nei confronti del responsabile della direzione generale della comunicazione istituzionale del suo dicastero che ha curato la redazione e la diffusione del materiale informativo. Il Ministro comunica altresi' di avere dato mandato ai propri Uffici di accertare perche' l'immagine visionata e vidimata dal Gabinetto non corrisponda esattamente a quella apparsa sul sito. Il Ministro ha dato disposizioni affinche' l'immagine venga sostituita e ritirato l'opuscolo informativo""
Da notare il lapsus per cui la campagna sarebbe per la "prevenzione della fertilità" (errore rimasto online sulla pagina Facebook per 13 ore).
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Dalle cronache sembrerebbe che nella versione dell’opuscolo approvata le "cattive compagnie" avessero i volti totalmente sfumate, solo le sagome e i gesti erano riconoscibili. La ‘seppiatura’ applicata sulla foto avrebbe reso non individuabili i tratti dei ragazzi.
Quindi è chiaro che al Ministero si fossero resi conto del "problema" dell'accostamento tra le due immagini e con i testi.
Ma invece di scegliere un'immagine diversa si è scelto di "sfumare".
Comunque una cosa è chiara. Al Ministero della Salute hanno un problema con la comunicazione, a partire da quel concetto base su cui insistevano le maestre delle elementari: prima di consegnare il compito, rileggi.
Qualcosa può esserti sfuggita, magari qualcuno ha sbagliato la post-produzione o a comprare sullo stock le foto della copertina, e tu ti ritrovi con un opuscolo da buttare, per via di un collage di foto dal sapore razzista e che, comunque, non significa nulla. Oppure dopo aver armato tutto questo casino, fatto fare 2 campagne, aver ricevuto vagonate di critiche, mandi fuori un comunicato stampa in cui dici che la campagna sarebbe per la "Prevenzione della fertilità" (se l'obiettivo fosse stato quello la campagna era semplicemente perfetta!)
 
Chissà se ieri sera i figli della Lorenzin non si sono addormentati, il gatto ha vomitato sul tappeto bello ed è arrivato in casa anche il parente rompiscatole. Così, tanto per ridefinire il concetto di "giornata di merda"
Noi, intanto, attendiamo il III Atto della tragedia, perché si può ancora fare di peggio

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